VIA FOGAZZARO, LENZUOLA IN FACCIA ALLA MOSCHEA

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Hanno lavorato tutta la notte per prepararle. E, quelle lenzuola appese sulle ringhiere, fuori dalle finestre o addirittura sul tetto, dal primo al quarto piano del condominio di via Fogazzaro, fanno sicuramente ancora più effetto dell’esposto – l’ennesimo esposto – che era stato indirizzato sabato scorso a sindaco, prefetto e questore per chiedere la chiusura della moschea al pianterreno dove pregava anche uno dei presunti terroristi islamici kosovari arrestati a Venezia. Legalità, rispetto, sicurezza e un invito al sindaco (non parole, ma fatti): non ci sono messaggi razzisti né anti-islam sulle scritte comparse sulla facciata del palazzone e in quello poco più avanti. E Mara Ranucci, portavoce del comitato Cap­puccina-Piave, è una signora che parla senza sbraitare: «Non ho nulla contro l’Islam – dice – Noi abbiamo la nostra religione, loro la loro. Il fatto è che questo luogo, un negozio con due vetrine sulla strada, non può essere utilizzato come una moschea dove vengono a pregare in centinaia, a tutte le ore del giorno». il Comitato Cap­puccina-Piave, ma anche il Comitato Marco Polo, hanno presentato due esposti per far chiudere definitivamente il Centro culturale Bangladesh, dopo l’assemblea pubblica del 27 marzo alla quale hanno partecipato duecento persone e, soprattutto, dopo la scadenza della proroga concessa dal Comune per rimettere in regola i locali dell’ex negozio al civico 6. «vogliamo solo il rispetto del vivere civile e delle regole. E le regole dicono che qui, in quello che dovrebbe essere un negozio, non si può pregare».

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