Viviamo in un Paese in confusione

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Un Paese in confusione, senza un progetto concreto e una visione, ancora in ritardo su una fondamentale partita, quale è quella del Recovery fund, mentre è ancora buio fitto sul possibile ricorso al Mes. È questa l’immagine dell’Italia che emerge dalle recenti consultazioni elettorali, che, invece, hanno premiato risultati concreti e pragmatismo. A rilevarlo è l’imprenditore padovano Jonathan Morello Ritter, presidente nazionale dei Giovani Confapi. «Credo che dalle urne sia emersa la volontà di andare avanti», spiega in un’intervista all’Adnkronos. «A livello regionale, i cittadini hanno premiato chi ha saputo governare con pragmatismo e ottenuto risultati concreti, figli di un progetto. Quel progetto che però, a livello nazionale, si stenta a cogliere».

Morello Ritter definisce l’Italia uno «Stato confusionale». «Ci sono molte cose da fare, ma sembra non esserci una vera organizzazione ed un piano delineato. Bisogna avere una visione chiara di dove si vuole arrivare, ma allo stesso tempo essere in grado di programmare i diversi step. Ecco, non mi sembra che oggi sia così». Sul piano delle riforme previste dal governo, l’imprenditore si sofferma sui ritardi accumulati: «le imprese necessitano di certezze, lavoro e denaro. Eppure qui di certezze ce ne sono poche. I soldi a del Recovey fund arriveranno, sì, ma tardi, e il Mes per gli interventi sulla sanità? Non si sa ancora nulla, eppure quelle risorse sarebbero molto utili, perché darebbero spazio ad altri investimenti sul lavoro».

È proprio il tema del lavoro è una delle priorità del Paese, su cui è necessario fare investimenti produttivi. «Si parla da tempo di un centro nazionale per l’impiego, ma che fine ha fatto? Gran parte delle assunzioni non avviene per mancanza di candidati. Bisogna incominciare a piantare semi se vogliamo che domani cresca qualcosa».

Per Morello Ritter, l’attenzione va spostata sui giovani, investendo sulla formazione, in particolare su quella scolastica: «Per chi non crede che sia una priorità forse sarà utile affidarsi ai numeri: siamo ultimi in Europa per numero di laureati, abbiamo una disoccupazione giovanile oltre il 30%, 28.000 giovani che ogni anno lasciano l’Italia. Così non si può reggere e la situazione non può migliorare se non con una riforma totale. Occorre rivedere il sistema di insegnamento, puntare sul lavoro di gruppo, ad obiettivi. Un approccio di meritocrazia vera, ma anche di autorealizzazione. Occorre creare sinergia tra le imprese e l’Università e dar vita a una vera alternanza scuola-lavoro», conclude.