Sant’Antonio, pennellate di Giotto

0
631

Il restauro degli affreschi di Giotto nell’arco della Cappella di Santa Caterina nella Basilica del Santo a Padova ha restituito parti di pittura originali prima mai svelate. Dopo il consolidamento della superficie pittorica che si presentava in più punti sfaldata e parzialmente distaccata, sono stati condotti i primi tasselli di pulitura, e i risultati – affermano i restauratori – sono sorprendenti. Si sono messi in luce alcuni cangiantismi delle vesti, lo straordinario colore rosato degli incarnati, il chiaroscuro di volti e mani. Il delicato intervento di restauro, promosso dalla Delegazione Pontificia della Basilica del Santo, in sinergia con il Comune di Padova e la Fondazione Cariparo, preceduto da una campagna di indagini diagnostiche e la mappatura di tutte le pitture, è giunto così ad una fase cruciale. L’attento intervento a bisturi ha eliminato parti che non erano mai state rimosse e che limitavano la lettura delle parti originali di Giotto. Tutte le dorature delle aureole risalgono al restauro del 1923, ma una traccia della doratura originale è sopravvissuta nell’asta della Croce tenuta in mano da una delle sante ritratte da Giotto sull’interno dell’arco. Ugualmente sono ben leggibili ora i disegni a mano libera di alcune delle coroncine poste sulle teste delle sante.
Il progetto ha avuto due obiettivi principali: da una parte l’indagine approfondita delle superfici visibili trecentesche e di quelle coperte dall’intonaco seicentesco della porzione centrale della parte est. In particolare, ci si è concentrati sulle due porzioni di intonaco scoperte duranti i lavori effettuati prima del 1900, che rivelano due frammenti di una crocifissione, probabilmente eseguita da Giotto nella sala. Pertanto, ipotizzando, a partire dai due frammenti, quale potesse essere la struttura della crocifissione e la posizione della figura di Cristo crocifisso, le indagini si sono concentrate sulla parte alta della parete, ed in particolare all’altezza del finto timpano affrescato alla metà del Seicento, dove è visibile lo stemma francescano. È stato dunque possibile concludere che con buona probabilità esistono ampie porzioni dell’affresco giottesco da recuperare sotto lo strato superficiale.