Quei colpi al collo di Alessandro Lovisetto erano per uccidere. È l’accusa a carico di Silvano Maritan resta di omicidio volontario. Così ha deciso il giudice per le indagini preliminari di Venezia, Roberta Marchiori, che ieri ha convalidato l’arresto dell’ex boss della mala del Brenta, disponendo la sua custodia cautelare in carcere. Una decisione arrivata al termine del lungo interrogatorio reso da Maritan che, assistito dagli avvocati Giovanni Gentilini e Giovanni Belsito, si era appellato alla legittima difesa. Per oltre un’ora, blocco degli appunti alla mano, come faceva ai tempi dei processi alla mala, l’ex boss aveva fornito la sua versione della tragedia di domenica scorsa, a San Donà di Piave. Sarebbe stato Lovisetto ad aggredirlo alle spalle, lui si sarebbe difeso dai pugni e dai calci che gli sferrava l’altro, a cui aveva strappato l’oggetto che teneva in mano. Se non saranno trovate tracce di Lovisetto, la ricostruzione fornita da Maritan perderebbe definitivamente qualsiasi credibilità. Diverso il caso in cui la lama risultasse essere stata impugnata anche da Lovisetto.