Per Legambiente la transizione ecologica passa anche dagli impianti di biometano. Decarbonizzazione del settore trasporti, ottimizzazione della raccolta differenziata e degli scarti agroalimentari, riduzione del problema degli spandimenti, sono i principali vantaggi ambientali che portano nel segno dell’economia circolare. Ad oggi l’Italia, stando alle ultime stime, conta ben 2010 impianti a biogas per 1.340 MW installati e distribuiti in almeno 1918 Comuni (dati GSE). Il Paese è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo. Ha quindi un potenziale produttivo di biometano alto, stimato al 2030 in 10 miliardi di metri cubi, di cui almeno otto da matrici agricole, pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. Numeri importanti ma che per Legambiente nel giro dei prossimi anni devono crescere realizzando in tutta Italia tanti digestori anaerobici di questo tipo, a partire dal centro sud della Penisola, attraverso una corretta pianificazione degli impianti di produzione, coinvolgendo i territori per superare le contestazioni locali e promuovendo una campagna di informazione capillare su che cosa sia il biometano “fatto bene”. Un messaggio che l’associazione lancia oggi dal Veneto da Schiavon, in provincia di Vicenza, in occasione della seconda tappa della sua campagna “I cantieri della transizione ecologica. Verso il XII congresso nazionale di Legambiente” per raccontare attraverso un viaggio itinerante lungo la Penisola – e sul sito cantieridellatransizione.legambiente.it – quei cantieri, progetti ed esperienze che vanno nella giusta direzione della transizione ecologica e che meritano di essere replicati, a partire da quelli di produzione del biometano.E non è un caso che l’associazione ambientalista sia stata a Schiavon. Nell’ambito del festival nazionale del biometano promosso da FemoGas e Coldiretti Vicenza con il supporto dell’associazione ambientalista, è stato inaugurato l’impianto di biometano promosso da Iniziative Biometano (Gruppo FemoGas), che nel suo genere è il più importante e grande d’Europa. Economia circolare e compartecipazione sono i due principali punti di forza di questo impianto che grazie ad un consorzio di 117 allevatori locali – che alimentano quotidianamente la struttura con 360 tonnellate di letame, liquami bovini e pollina (gli escrementi dei polli) – trasforma i reflui zootecnici in energia rinnovabile e fertilizzante. Un esempio che proietta l’Italia verso un nuovo esempio e modello in Europa e che merita di essere replicato anche in altre regioni della Penisola a partire dal sud e dalle isole. Oggi, infatti, le moderne tecnologie permettono di costruire impianti che funzionano bene e che prevengono le difficoltà. “In un momento storico in cui la crisi climatica avanza in modo inesorabile e in cui è fondamentale assicurare la propria indipendenza energetica abbandonando l’utilizzo delle fonti fossili, è fondamentale che l’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.