Sant’Antonio, benedizione dall’elicottero

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La pandemia da Covid-19 che ha colpito tutto il mondo ha travolto e stravolto come un uragano le nostre vite. Anche la festa del Santo ne subisce le conseguenze. Dopo secoli, la statua processionale di s. Antonio il 13 giugno non attraverserà le vie della città di Padova. Sarà invece la benedizione dall’alto di un elicottero, messo a disposizione dall’esercito, a far sentire la presenza del Santo. Un modo non solo alternativo rispetto alla tradizionale processione, ma pure funzionale a far giungere l’intercessione del Santo a Schiavonia, sede del Covid Hospital e in particolare nei luoghi dove l’epidemia si è fatta sentire con tutta la sua virulenza come Merlara e Vo’ euganeo.
“Qui – dice fra Oliviero Svanera rettore della Pontificia Basilica di Sant’Antonio – vorrei contribuire però a far ricordare quest’anno per qualcosa che non siano soltanto le tragiche vicende che hanno colpito il mondo intero in questi primi sei mesi dell’anno. Infatti in questo 2020 si fa memoria degli ottocento anni della vocazione francescana di s. Antonio”. In occasione di questo anniversario papa Francesco ha scritto una lettera – pubblicata nel numero di giugno del Messaggero di s. Antonio – al Ministro Generale del nostro Ordine dei Frati Minori Conventuali. Di quanto scrive il Papa nel suo messaggio augurale mi colpiscono due parole, su cui mi soffermo. Sono riferite in particolare ai giovani. Ricordo che Antonio all’epoca della vestizione del saio francescano aveva 25 anni e morirà, come sappiamo, a soli 36 anni nel 1231. “La passione per la verità e la giustizia di s. Antonio – scrive il Papa – possano suscitare ancora oggi un generoso impegno di donazione di sé, nel segno della fraternità”. La passione per la verità e la giustizia. Passione. E’ la prima parola. Passione nel senso dell’appassionarsi alla vita, dell’entusiasmarsi alla verità e alla giustizia. Non basta offrire ai giovani oggetti o esperienze per godersi la vita. Il coronavirus smaschera ancor più il bisogno di ragioni di vita. Non basta garantire il ben-essere alle nuove generazioni, è necessario per noi adulti un essere-ben radicati nella nostra vocazione, credere cioè noi per primi nella verità e nella giustizia ed esserne testimoni credibili e affidabili. Solo così si genera passione alla bellezza del vivere. Solo così i nostri giovani possono affrontare l’angoscia provocata dal nichilismo. “I ragazzi non stanno bene, ma non capiscono nemmeno perché. Gli manca lo scopo. Per loro il futuro da promessa è divenuto minaccia” (U. Galimberti). L’esempio di Antonio può suscitare dunque la speranza dell’impossibile reso possibile. Dei sogni che diventano realtà, dei progetti realizzabili e realizzati”.