Sanità, truffa da 10 milioni

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Perquisizioni delle Fiamme Gialle anche in Veneto nell’ambito dell’inchiesta per truffa aggravata in materia di spesa socio-sanitaria. La Guardia di Finanza di Udine, coordinata dalla Procura della Repubblica, hanno eseguito una serie di arresti, perquisizioni e sequestri per 10 milioni di euro. Secondo l’accusa sarebbero stati danneggiati i bilanci delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia. Nel mirino la Sereni Orizzonti di Udine, società attiva nel settore dell’assistenza per anziani, autosufficienti e non, e nella gestione di comunità terapeutiche – riabilitative per minori e adolescenti, con sedi operative in tutto il territorio nazionale, arrestato il presidente Massimo Blasoni. Il Gip del Tribunale di Udine, Mariarosa Persico, ha disposto 9 misure cautelari personali a carico dei responsabili della truffa aggravata: si tratta di 4 custodie cautelari in carcere – tra cui il fondatore e presidente Massimo Blasoni -, 4 arresti domiciliari e un obbligo di dimora. Il procuratore della Repubblica di Udine, Antonio De Nicolo, e il sostituto Paola De Franceschi, che hanno coordinato le indagini, hanno voluto salvaguardare, nella richiesta di adozione delle misure cautelari, la continuità̀ dei servizi di cura e assistenza degli ospiti e i rapporti di lavoro degli addetti alle strutture. Sereni Orizzonti è una società che negli anni è diventata la prima azienda italiana per crescita nel settore della costruzione e gestione di Residenze Sanitario Assistenziali per anziani in larga misura non più autosufficienti. Il gruppo opera in tutta Italia, in Germania e in Spagna. Gestisce 5.900 posti letto e occupa quasi 3mila dipendenti (soprattutto donne) in 80 Rsa e 10 Comunità per minori ma punta ad arrivare a complessivi 10.000 posti letto entro il 2022. Nel 2019 il fatturato di Sereni Orizzonti (che aveva già segnato +147% nell’ultimo quadriennio) supererà per la prima volta quota 200 milioni di euro. Secondo la Guardia di Finanza le strutture operative della società, «per massimizzare i profitti d’impresa, comprimevano al massimo il costo del personale di servizio impiegato ed erogavano prestazioni diverse per quantità̀ e qualità̀ rispetto agli standard normativamente e contrattualmente previsti, determinando una minore assistenza ad anziani e minori, anche a rischio di pregiudicarne il benessere e la salute». A tale scopo, venivano rendicontate anche maggiori ore di assistenza socio-sanitaria, considerando tra queste prestazioni anche quelle effettuate da personale privo delle necessarie qualifiche e, di fatto, impiegate solo nei servizi di pulizia e di cucina. La documentazione che attestava le presenze giornaliere degli operatori assistenziali e le ore di lavoro da loro realmente prestate era sistematicamente distrutta e/o occultata agli organi di vigilanza.

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