Povera Venezia, sedotta e allagata. Di Achille Ottaviani

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Piazza San Marco e la sua splendida Basilica sono diventate una piscina. La piazza è per il 70% inagibile. I danni superano il miliardo di euro e nel momento in cui scriviamo la marea è tornata a salire e ha superato il livello di 1 metro e 52 sul livello del mare. La città lagunare è lo spettro si sé stessa. Chiuse scuole e uffici pubblici, un forte vento complica la situazione più del dovuto. Il premier Conte dice che darà al sindaco Brugnaro i poteri di commissario e la città non rimarrà né sola né tantomeno isolata. In questo stato di emergenza arriva uno studio del professor Carlo Ratti, con studio a New York e a Torino, che con disinvoltura sostiene che per salvare Venezia si devono salvare innanzi tutto i veneziani da loro stessi spostando l’Urbe sotto una giurisdizione internazionale, in modo da farla diventare una città nuova, regolata da un diverso sistema di garanzie, comprese quelle della responsabilità del turista. Adesso che la città, dopo decenni, è ricaduta in una condizione drammatica dove rischia di soccombere tutta la sua bellezza e la sua gloriosa storia secolare, arrivano anche i professoroni a darci una mano sul come salvarla. Forse bastava che qualcuno non rubasse facendo business sul Mose, che le paratie fossero funzionanti, i collaudi fatti, e la magistratura non frenasse ancora una volta, come sempre, sul pedale. Forse non saremmo arrivati a questo drammatico livello.

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