Per inquinamento ambientale accorpamento di due inchieste

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E’ stata aggiornata al 30 novembre l’udienza preliminare del processo “Pfas” che vede imputate 13 persone per disastro ambientale. Il gip Roberto Venditti ha aggiornato l’udienza dopo le eccezioni sollevate da alcuni imputati in merito alla richiesta, presentata dalla procura, di unire i due procedimenti inerenti all’inquinamento dell’azienda Miteni, quello per i reati fino al 2013 e quello per i reati ambientali (oltre a Pfas ci sono GenX e C6o4) dal 2013 al 2017 in cui sono imputate otto persone (sei delle quali già iscritte nel primo procedimento). Oltre 260 le costituzioni di parte civile, tra queste anche le 4 società idriche Acque del Chiampo, Acque Veronesi, Viacqua e Acquevenete, che nel piano degli interventi hanno già investito 96 milioni di euro per restituire ai territorio coinvolti acqua pulita.
Nel secondo procedimento la procura ha applicato le nuove norme sui delitti ambientali, che prevedono la sanzione accessoria del ripristino ambientale. Si tratta di un’intuizione di uno dei legali che tutelano gli interessi dei gestori (avvocato Marco Tonellotto per Acque del Chiampo) recepite dai recenti atti della procura che la scorsa estate ha chiuso il fascicolo riconoscendo ai presunti responsabili dell’inquinamento dal 2013 al 2017 il reato 452- bis del codice penale e ora condivise anche dalla Cassazione.

Giudizio favorevole da parte dell’avv. Fabio Pinelli rispetto alla riunione dei due procedimenti, poiché: ‘L’impostazione mi sembra condivisibile perché è certamente più opportuna, anche per la Regione Veneto, la trattazione unitaria di tutte le vicende PFAS anziché uno spezzettamento dei vari procedimenti, che per esperienza rende più complesso l’accertamento’”.

Come già anticipato alle parti, i Pubblici Ministeri titolari del fascicolo, Dott.ssa Barbara De Munari e Dott. Hans Roderich Blattner, hanno chiesto il rinvio dell’udienza al fine di consentire la riunione del presente procedimento, già pendente in fase di udienza preliminare, con un secondo procedimento relativo ai medesimi reati ambientali commessi però successivamente al 23 luglio 2013 e le cui indagini si sono concluse recentemente e che a breve vedrà la Procura della Repubblica formulare richiesta di rinvio a giudizio per i medesimi imputati.

“Un’impostazione che condividiamo e che ci soddisfa per il metodo adottato dai PM – commenta Luigi Lazzaro presidente di Legambiente Veneto – perché solo allargando lo sguardo sull’insieme dei reati, ante e post 2013, si potrà dimostrare la gravità dell’inquinamento contestato agli imputati. Dato che ci troviamo di fronte ad un ‘disastro ambientale’ riteniamo sia necessario contestare in modo più incisivo i reati ambientali applicando la Legge 68 del 2015 sugli Ecoreati per dare risposte concrete ad un danno ambientale che ad oggi non ha precedenti nella storia del nostro Paese”.