Leadership in tempi difficili

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Mentre una voce fuoricampo parla di politica estera, un uomo di mezza età vestito di nero, con cilindro, bastone e sigaro stretto fra i denti, scende delle scale affollate fino a raggiungere la banchina della metropolitana. Il treno arriva, apre le porte e svela ai passeggeri un volto noto, incorniciato da occhiali tondi. Un suo passo dentro la carrozza, tra gli sguardi attoniti dei presenti, basta a far alzare tutti in piedi come segno di rispetto. «E così questa è la famosa metropolitana!»: a essere appena entrato è il Primo Ministro inglese Winston Churchill.
Si tratta di una delle scene più cariche di significato del film del 2017 L’ora più buia, che narra la difficile situazione in cui lo statista britannico si trovò l’indomani dell’invasione nazista di Belgio e Olanda: firmare la pace con i tedeschi o resistere?
Tra l’incredulità e la gioia delle persone comuni sedute attorno a lui in quel breve viaggio in metro, Churchill fa domande e si interessa a loro, ne misura l’umore e il morale. Rinfrancato dall’appoggio del popolo fino a commuoversi, Churchill è ancora più convinto della propria visione e di lì a poco pronuncerà un discorso alla Nazione tanto ispirato da passare alla storia e avere impatto concreto sulla Guerra qualche anno più tardi.
Perché vi racconto questo? Ho trovato in questa scena la sintesi perfetta di ciò che per me significa essere un leader: visione, ascolto, umanità, empatia. Se queste quattro parole vi suonano strane parlando di leadership, sfatiamo subito un mito dovuto un uso improprio della parola “leader”.
Ricoprire il ruolo di capo, essere ai vertici di un’impresa di successo, essere il migliore nel vostro campo, avere delle persone che lavorano per voi, essere quelli con il mansionario più sostanzioso: nessuna di queste cose fa di voi automaticamente un leader.
Ricordiamoci che in inglese “to lead” significa “andare avanti per primo”, niente a che fare con l’essere il boss, una persona importante in azienda o un bravo capo – espressione molto limitante che in alcune circostanza diventa una pericolosa giustificazione.
Ecco: la leadership è un’attitudine, non un job title! Leader sono tutte le figure di riferimento in un’azienda che hanno una visione chiara, che sanno creare convergenza su di essa e rendere partecipi gli altri, ispirando, fidandosi, mostrando, ascoltando. I risultati? Arrivano da soli e soprattutto non sono il frutto delle azioni di una sola persona, bensì di un muoversi comune.Certo, anche la competenza è importante, ma quella proviamo per una volta a darla come assodata (chi vorrebbe circondarsi di persone non competenti in azienda?). A essere più importanti oggi sono caratteristiche umane come l’essere empatici e il saper ascoltare, il dimostrare considerazione e rispetto, la gentilezza e la fiducia; a dirlo sono le persone dentro le aziende, che nei propri responsabili sempre di più cercano buone relazioni umane, piuttosto che ottime competenze. Anche perché un’altra caratteristica fondamentale del bravo leader è quella di sapersi circondare di persone che sanno fare le cose meglio di lui; di persone da far crescere, a cui dire “andiamo” e non “vai”; di persone a cui chiedere e con cui trovare soluzioni insieme Nella scena del film che vi ho descritto, Churchill non ha paura di mostrare la propria umanità: è proprio questo ad avvicinarlo alle persone nonostante la distanza siderale di posizione sociale. Così, l’empatia permette al leader di ascoltare, capire, conoscere, di essere esempio e stimolo per gli altri.E di fare scelte che rendono concreta la sua visione.
Tiziana Recchia

Se avete già visto L’ora più buia o se lo guarderete, fatemi sapere cosa ne pensate, sono convinta che troverete altri spunti di riflessione sul tema.
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