Istituzioni venete, la qualità è al top

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PAOLO ZABEO CGIA MESTRE

Si stima che in Italia vi siano circa 160 mila norme, di cui poco più di 71 mila approvate a livello nazionale e le rimanenti 89 mila promulgate dalle Regioni e dagli Enti locali. Un groviglio legislativo che è 10 volte superiore al numero complessivo, pari a 15.500, di provvedimenti di legge presenti in Francia (7.000), in Germania (5.500) e nel Regno Unito (3.000). A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.
Questa sovraproduzione normativa ha ingessato il funzionamento della PA con ricadute pesantissime soprattutto per gli imprenditori di piccole dimensioni che, in Veneto, sono particolarmente diffuse.
Le prime due realtà più virtuose a livello regionale sono occupate da regioni a Statuto speciale. Esse sono il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Il Veneto, invece, si colloca al terzo posto; prima tra tutte le 15 regioni ordinarie presenti in Italia. La realtà provinciale più eccellente d’Italia, invece, è Trento, con indice IQI 2019 pari a 1. Seguono al secondo posto Trieste e al terzo Treviso che, rispetto a dieci anni prima, ha recuperato due posizioni. Appena fuori dal podio scorgiamo Venezia che si posiziona al sesto posto nazionale (stessa graduatoria del 2009), Vicenza al nono (ha recuperato 5 posizioni) e Padova all’undicesimo (meno due posizioni). Va segnalato che nei primi dieci posti della classifica nazionale, ben otto province sono ubicate nella macro area del Nordest.
Soluzioni? Innanzitutto, secondo l’Ufficio studi della CGIA, bisogna diminuire le norme presenti nel nostro ordinamento. Altresì, è necessario che queste leggi siano scritte meglio, cancellando le sovrapposizioni esistenti tra i vari livelli di governo, bandendo il burocratese e imponendo, in particolar modo, un monitoraggio periodico sugli effetti che queste producono, soprattutto in campo economico. E’ altresì necessario semplificare le procedure e introdurre controlli successivi rigidissimi, incentivando il meccanismo del silenzio-assenso, senza dimenticare che bisogna digitalizzare i processi produttivi di tutti i soggetti pubblici, obbligando il dialogo tra le loro banche dati per evitare la duplicazione delle richieste.