In fiera i professionisti del restauro

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Dopo aver inaugurato la Fiera di Padova la 36^ edizione di Antiquaria Padova, il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati è tornata in visita privata, soffermandosi nello stand di Mediolanum Art Gallery dove ha ammirato la spilla in oro diamanti e smalto realizzata da Cleto Munari su disegno di Mimmo Paladino, acquistando poi da Li Volsi & Sostero di Treviso due spille di manifattura contemporanea realizzate dall’artista veneto Claudio Canzian, vincitore nel 2019 del Premio internazionale Arte Bijoux.
Ma al di là di qualche licenza di arte odierna, la mostra mercato aperta, fino al 20 settembre propone innumerevoli pezzi antichi di grande valore, portati da 80 antiquari tra cui spiccano nomi di rilievo. Certamente il più antico è una coppa in avorio francese del Trecento che racconta per immagini la guerra dei cent’anni, con ancora all’interno le macchie del vino contenuto (venduto a 40.000 euro da Fabbri Arte di Canedole-Roverbella, Mantova) o la costola di bovino incisa nel ‘700 a china e nero di seppia per descrivere il 28° canto dell’Inferno con particolari macabri della battaglia di Tagliacozzo e la decapitazione di Corradino di Svevia; mentre tra i contemporanei spicca il bozzetto in olio su carta su tavola (65×141 cm) che Massimo Campigli nel Natale 1939 dedicò a Carlo Anti rettore dell’Università di Padova a memoria dell’affresco che stava realizzando nell’atrio della facoltà di Lettere e che Tornabuoni Arte Antica di Firenze propone a 250.000 euro. Rispetto al Rinascimento, Antichità Romano Ischia di Riva del Garda (Trento) propone un interessante olio su tavola unica in pioppo dei primi ‘500, la Madonna col bambino e San Giovannino del Puligo (Domenico di Bartolomeo, nato a Firenze nel 1492) con l’erronea attribuzione posteriore al suo maestro Andrea del Sarto e la successiva definitiva attribuzione da parte del prof. Emilio Negro (valore 45.000 euro). Presenti anche i tappeti, come la preghiera anatolica Ghiordes di metà Settecento che Lombardo & Partners Antiques di Torino propone a 12.000 euro assieme a una tovaglietta nuziale con ricamo ottomano a fili dorati e argentati dell’area di Salonicco (fine ‘700) – 4.000 euro – e al piccolo cuscino inglese di fine Cinquecento (5.000 euro). Da 27 città italiane, da San Marino, Londra e Stoccolma sono venuti in Fiera a Padova per dare un segnale di ripresa ai mercanti d’arte e a tutti gli appassionati delle forme artistiche del passato, ricordando quanto i valori di mercato si siano abbassati in questi mesi.
Una rassegna interessante non solo per chi è attratto da un possibile investimento, ma anche per quanti hanno in casa un quadro di incerta attribuzione: in Fiera sono infatti presenti sia professionisti del restauro come Campagnola Restauro di Verona, sia la società di Vicenza, Csg Palladio che fa parte di uno dei 42 laboratori di life analytics e che ad Antiquaria Padova dimostra – anche al pubblico che volesse far verificare qui una tela di proprietà – come avvengono le analisi di ultima generazione. “Grazie agli strumenti portatili non invasivi come il microscopio elettronico a 250 ingrandimenti, le lampade a UV e il sistema XRF per le analisi a raggi X– spiegano i responsabili Fabio Frezzato ed Elena Monni – in 24 ore forniamo un primo responso sul tipo di pigmenti e leganti presenti nel dipinto, andando a leggere sotto la vernice, definendo anche l’epoca in cui sono avvenute le pennellate e gli eventuali restauri. Per fare un esempio della correlazione tra materiali ed epoche: il bianco ottenuto dal piombo era in uso nel ‘700, ma a fine secolo il pigmento divenne a base di zinco e attorno al 1920 comparve il bianco di titanio”. Il laboratorio vicentino che sta compiendo analisi sul celebre Tempietto longobardo di Cividale del Friuli, nel 2012 scoprì su un’opera giovanile di Raffaello (ospite della pinacoteca Carrara di Bergamo) che l’artista aveva usato vetro macinato come essicativo degli olii e per accrescere luminosità al suo San Sebastiano.