Guerra in Ucraina, soffre anche l’oro

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Un mercato di fronte a un nuovo rischio paralisi, e proprio a ridosso della tanto attesa uscita dall’emergenza pandemica. Per il comparto vicentino del gioiello le notizie dal confine tra Ucraina e Russia destano non poca preoccupazione, in particolare alla vigilia di VicenzaOro (17-22 marzo 2022) rinviata dalla consueta collocazione di gennaio proprio per evitare rischi connessi al picco pandemico. Il repentino rialzo di queste ore nel prezzo dell’oro – salito di quasi l’8% in una settimana, con accelerazione nelle ore immediatamente successiva al via ai bombardamenti –, considerato ancora una volta come bene rifugio dagli investitori in tempi di incertezza, è naturalmente l’elemento che aumenta la tensione tra gli operatori.
«Il problema – spiega Arduino Zappaterra, orafo vicentino e presidente nazionale Orafi CNA – non è tanto legato al picco raggiunto dal prezzo, ma proprio alla totale instabilità della quotazione. Oggi si sa a che prezzo si acquista ma non a che prezzo si può vendere, e questo innesca un susseguirsi di stop agli ordinativi che penalizzano tutta la catena, comprese le attività artigiane che in buona parte non acquistano direttamente materia prima ma effettuano solo la lavorazione in subfornitura».
Lo scoppio del conflitto ha drammaticamente accelerato una tensione già innescata dalla crescente richiesta di materie prime e semilavorati seguita alla ripresa economica, a cui non è corrisposta una risposta adeguata in termini di offerta.