Corre il turismo che traina il Pil veneto

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Nonostante gli effetti della congiuntura e della crisi pandemica da Covid si facciano ancora sentire, il terziario di mercato si conferma un pilastro portante dell’economia del Veneto. Più in particolare, si assiste al consolidamento di un processo già in atto da tempo: diminuiscono le sedi d’impresa, mentre crescono le unità locali attive, cioè le filiali “secondarie” di una stessa attività. Fenomeno che va così inquadrato: una sostanziale razionalizzazione accompagnata dall’aumento delle dimensioni delle aziende, conseguenti anche a subentri ad attività precedenti e operazioni di incorporazione. È, questo, il dato più rilevante che emerge dalla periodica ricerca svolta da Confcommercio Veneto assieme a Unioncamere del Veneto sullo stato di salute del terziario di mercato nel 2022: commercio, turismo e servizi, di cui si allegano le tabelle per una visione complessiva e dettagliata. Le sedi d’impresa sono precisamente 131.083, pari al 31% (quasi un terzo) del totale del Veneto; il numero delle unità locali dipendenti (definizione Istat) è di 50.292 e rappresenta il 45% (quasi uno su due) sul totale del Veneto. In testa per entrambe le voci c’è il commercio al dettaglio con rispettivamente 47.185 e 22.767 unità, pari al 36% per le sedi d’impresa attive e il 45% delle unità locali dipendenti. Nel quadro generale, si evince che lo scorso anno il numero delle sedi di impresa attive del settore terziario è diminuito del 2,1% (2.763 sedi in numero assoluto) rispetto all’anno precedente. il doppio segno più lo registrano il terziario avanzato (le attività legate al digitale) e l’immobiliare. Il confronto tra 2019 e 2022 – pre e post pandemia da Covid – segna meno 3,3% per le sedi d’impresa attive e più 3,2% per le unità locali dipendenti attive; quello invece annuale, 2022 su 2021, segna rispettivamente meno 2,1% e più 0,5%, dati che confermano il trend di cui si diceva, con una riduzione dunque più contenuta. “Il terziario di mercato – spiega il presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin – si conferma un asse portante dell’economia del Veneto. La ricerca ribadisce segnali che già avevamo potuto cogliere: soprattutto l’aumento delle dimensioni delle aziende, una trasformazione strategica che va sostenuta dalla politica con provvedimenti adeguati perché nei prossimi anni continuerà a essere così, anche in maniera più marcata”. Per quanto riguarda i singoli focus, la situazione è la seguente: il commercio all’ingrosso di alimentari e bevande registra una diminuzione sia delle imprese attive che degli addetti totali nel confronto tra gli ultimi due anni, meno 2,1% e meno 27,7%; idem per quello di beni di consumo finale, sebbene con cifre più contenute, meno 4,2% e 2,4%. Quanto al commercio al dettaglio, settore moda, calano le imprese attive sia nell’abbigliamento, meno 4%, che nelle calzature, meno 2,2%, ma crescono in entrambi gli addetti totali, più 0,8% e più 15,1%, a conferma di una maggiore strutturazione delle imprese dentro un sistema distributivo vieppiù equilibrato. Una sostanziale stabilità emerge dai numeri del commercio al dettaglio di alimenti e bevande, con segni meno contenuti a 1,9% e 0,5%. Molto critico si conferma, invece, il settore del commercio di autoveicoli, uno dei comparti in assoluto più in sofferenza nell’ultimo anno: basti considerare che secondo l’Unrae la crisi innescata dalla pandemia ha portato le vendite sotto il milione e mezzo nel 2020, ma l’anno scorso è andata anche peggio con l’onda lunga della pandemia che ha ulteriormente frenato il mercato, sotto 1,4 milioni, avvicinandolo ai livelli di minimo storico del 2013. Confermata, intanto, la fortissima ripresa del turismo che già nell’estate del 2022 è tornato a correre.