CALLEGARO, UN SUICIDIO CON MOLTE OMBRE. SEI INDAGATI PER TRUFFA

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Il capitano Marco Callegaro – 37 anni, originario della provincia di Rovigo ma residente a Bologna, moglie e due figli – nella notte tra il 24 e il 25 luglio 2010 venne trovato morto nel suo ufficio all’aeroporto di Kabul ucciso da un colpo di pistola. Il procuratore De Paolis si appresta ora a chiedere il rinvio a giudizio dei sei ufficiali per il reato di concorso in truffa militare pluriaggravata, un reato previsto dal codice penale militare di pace. Il quale però non prevede altri reati che, secondo gli inquirenti, potrebbero forse meglio descrivere i fatti avvenuti: a cominciare dalla possibile corruzione degli ufficiali coinvolti, la cui condotta illecita sarebbe altrimenti senza apparente movente. Le indagini avviate dopo la morte di Callegaro – coordinate dal procuratore militare di Roma Marco De Paolis e dal sostituto Antonella Masala – hanno portato alla luce un presunto giro truffaldino messo in atto da alcuni ufficiali.
Callegaro era capo della cellula amministrativa che, secondo quanto si apprende, aveva contestato il noleggio di alcuni mezzi proprio perché la blindatura risultava insufficiente. «Lui con il carattere che aveva non voleva sorvolare su queste cose, a differenza di come gli avevo consigliato io – spiega il padre del capitano -. Gli dicevo: “Se gli altri capo cellula fanno i pagamenti fallo anche tu, che poi torni a casa”. Lui rispondeva di no e ripeteva che voleva far risparmiare soldi all’Italia».

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