Settore slot, in Veneto attive 518 imprese

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Un settore in lenta ripresa dopo la crisi pandemica, ma ancora alle prese con il calo dei posti di lavoro, più di 3 mila persi tra il 2021 e il 2022. È il quadro che emerge dal “Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia” condotto dalla CGIA Mestre, presentato oggi a Roma in collaborazione con As.tro. L’indagine, focalizzata in particolare sugli apparecchi da gioco (le slot e le videolottery), parte dalla stima del numero di addetti del comparto, realizzata sulla base di informazioni fornite dagli archivi camerali e dalla banca dati del Ries, il registro degli operatori di gioco dell’Agenzia Dogane e Monopoli, al quale i soggetti che operano nel settore degli apparecchi sono tenuti a registrarsi. Lo studio evidenza una contrazione di 2.328 unità tra gli addetti al settore a fine 2022 (da 47.336 a 45.008), il 5% in meno rispetto al 2021, con 1.314 aziende che nel giro di un anno fuoriescono dalla filiera del gioco lecito tramite AWP (le slot, appunto) e le VLT (da 54.429 a 53.115). Un dato che risente ancora del biennio 2020-2021, definito “drammatico” dalla CGIA. Il settore dei giochi, infatti, «è stato quello che ha subito il più lungo periodo di sospensione dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria». In Veneto, nel 2022, risultano attive 518 imprese nel settore delle slot e delle vlt (+1,57% rispetto all’anno precedente), con 3.399 addetti, un dato in crescita del 7,39% rispetto ai 3.165 lavoratori impiegati nel 2021. È il quadro che emerge dal “Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia” condotto dalla CGIA Mestre, in collaborazione con As.tro, presentato a Roma. Attualmente, la legge regionale del Veneto sul gioco prevede l’applicazione di un distanziometro di 400 metri dai luoghi sensibili, tra cui figurano anche gli asili, i compro-oro, i bancomat e le stazioni ferroviarie. Dal punto di vista fiscale, il comparto degli apparecchi continu a fornire un importante contributo per l’erario, sebbene in flessione rispetto al periodo pre-Covid. Nel 2022 – riporta lo studio condotto dalla CGIA Mestre in collaborazione con As.tro – il gettito del PREU derivante dalle AWP e dalle VLT è stato di 5,6 miliardi di euro, pari al 50% del gettito dell’intero settore del gioco lecito. A questi vanno aggiunte le altre imposte, contributi, tributi dovuti dalla filiera AWP/VLT: si tratta di ulteriori 800 milioni di euro, per un contributo fiscale complessivo di 6,4 miliardi di euro: un gettito superiore a quello delle tasse per l’auto pagate dalle famiglie (5,4 miliardi), dell’addizionale comunale Irpef (5,1 miliardi) e della cedolare secca sugli affitti (3,4 miliardi). Rispetto al 2019, tuttavia, si registra una flessione: il PREU si è contratto del 17% (nonostante l’incremento dell’aliquota risente principalmente della riduzione della raccolta), mentre l’ammontare delle altre imposte si è ridotto del 15,3% a causa contrazione dei margini del comparto. Rilevante diventa quindi anche l’attività di contrasto dell’Agenzia Dogane e Monopoli ai siti di gioco non autorizzati: dal 2006 al 2022 ne sono stati inibiti oltre 9.800 e, nel corso degli ultimi anni, si nota un calo dei tentativi di accesso: nel 2021 (ultimo dato disponibile) sono stati 260mila, rispetto agli oltre 64 milioni dell’anno precedente.