Negozi, 7 furti su 10 restano impuniti

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Furti e spaccate continuano a essere un grosso problema per tanti commercianti e altrettanti artigiani. Sebbene in Veneto la situazione sia meno critica rispetto alle principali regioni del Nord, i negozianti veneti rimangono comunque nel mirino dei malviventi. Non solo. Questi ultimi, molto spesso, la fanno anche franca. Nel 2021, ad esempio, il 69,5 per cento dei furti compiuti ai danni di negozi e botteghe presenti in Veneto sono rimasti impuniti. Stiamo ovviamente parlando di reati contro il patrimonio che sono stati denunciati dalle vittime alle forze dell’ordine che, si stima, costino alle attività economiche del Veneto attorno ai 400 milioni di euro all’anno. La difficoltà di consegnare alla giustizia coloro che si sono resi responsabili di questi illeciti sta diventando ormai cronica e, probabilmente, sta “condizionando” anche le statistiche. Non è da escludere, infatti, che la riduzione del numero delle denunce registrato negli ultimi anni prima dell’avvento del Covid, non sia riconducibile a una ritrovata sicurezza, ma a un atteggiamento di sfiducia delle vittime nei confronti delle istituzioni che li “spinge” a non denunciare alle autorità giudiziarie il danno subito. I numeri Nel 2021 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), in Veneto ci sono state 4.493 denunce per furto nei negozi. Di queste, nel 69,5 per cento dei casi l’autore/gli autori del delitto non sono stati catturati dalle forze di polizia entro un anno dall’evento. Sempre a livello regionale, il numero dei furti denunciati nel 2021 ogni 100 mila abitanti è stato pari a 92,4. Un dato al di sotto della media nazionale che si è attestata a 96,1. A livello provinciale la situazione più critica si è verificata a Venezia con 134,2 furti denunciati ogni 100 mila abitanti (in termini assoluti sono stati 1.129). Seguono Verona con 128,6 (1.193 furti), Padova con 87,1 (812 furti), Rovigo con 76,5 (176 denunce), Vicenza con 69,1 (590 furti), Treviso con 56,9 (500 denunce) e Belluno con 46,7 (93 furti). Le attività più a rischio Storicamente le categorie più attenzionate da ladri e rapinatori sono gli orafi/gioiellieri, i pellicciai, i tabaccai, i farmacisti e i benzinai. Le prime due per il valore economico dei loro prodotti, le altre per la disponibilità di contanti che hanno in cassa. Ora grazie ai pagamenti elettronici, alle telecamere di sorveglianza e alle casseforti a tempo il rischio è sceso, tuttavia rimangono ancora un obbiettivo sensibile per molte bande di criminali. Da qualche anno sono sempre più nel mirino dei ladri anche i negozi di prodotti tecnologici (computer, cellulari, Tv, etc.), gli autoriparatori/concessionari auto-moto, i commercianti di bici di pregio, i supermercati/alimentari, la moda/abbigliamento sportivo e i negozi di cosmetici e profumi. L’Ufficio studi della CGIA, che ha elaborato i dati dell’Istat, tiene a precisare che non si vuole sollevare alcuna critica nei confronti delle forze dell’ordine. Anzi, l’impegno, la dedizione e il senso del dovere non sono mai venuti meno. Il problema, purtroppo, è di natura politica. Se il corpo dei Carabinieri e quello della Polizia di Stato disponessero di un maggior numero di uomini e di mezzi in grado di presidiare con maggiore attenzione il territorio soprattutto nelle ore notturne, i malviventi avrebbero la vita più dura.