accoglienza: “è semplice, noi qui non li vogliamo”

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E’ stato l’incontro più duro e arrabbiato, il meno disposto al dialogo. C’è poco da dire: Taglio di Po non vuole i profughi. Ha paura che chiudano aziende, ha paura per la sicurezza, ha paura che la gente non possa più andare a passeggiare. Il paese lo ha detto, lo ha ripetuto, lo ha urlato al Prefetto, in sala Europa, mentre all’esterno i carabinieri si sono schierati davanti all’entrata per tenere calmi i più arrabbiati. Nessun disordine, ma una rabbia tangibile e, soprattutto, poca disposizione ad ascolare. Anche se davanti c’era il Prefetto. Ossia lo Stato. Non il Governo, che è cosa ben diversa. Ma lo Stato. E questo non è un buon segno “C’è poco da fare. Noi qui non li vogliamo”. Lo dice con una calma quasi disarmante, il signore che prende la parola, dopo un’ora e mezza di discussione, in Sala Europa a Taglio di Po. Il paese non vuole i profughi. C’è una signora che urla contro il Prefetto. C’è una folla che non lo fa parlare, alle sue affermazioni urla. Volano anche parole non belle. All’esterno le centinaia di persone che non hanno trovato spazio dentro la Sala Europa rumoreggiano, in alcuni frangenti i carabinieri si mettono davanti all’entrata, a fronteggiare la folla. Qualcuno parla anche di fare ai profughi cose che sarebbe meglio non pensare neppure di fare a un essere umano. Il clima è cambiato in Polesine. Poco conta che in ormai anni di esperienza di accoglienza in Polesine non ci siano stati reati gravi commessi da richiedenti asilo, aggressioni, violenze sessuali o altro.

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